Quante volte ci siamo ritrovati a dirci: “Ci dovevo pensare prima, avevo la soluzione così semplice davanti agli occhi e non ci sono arrivato”?
Quante volte ci troviamo impantanati nei problemi vitali, quando sarebbe bastato avere qualche momento di lucida riflessione sulla direzione che stavamo intraprendendo? Nel lavoro terapeutico, quando le persone ci arrivano nel pieno di una crisi esistenziale, frequentemente l’impressione che ne ricaviamo è che l’essere umano continua a dare delle testate contro i muri, in modo sempre più testardo ed intenso, quando basterebbe osservare la porticina spalancata che si trova a poca distanza da loro.
E’ vero, talvolta sembriamo degli artisti provetti nel complicarci la vita, per un’incapacità di saper riflettere in modo costruttivo, attraverso un sano confronto con se stessi.
Alessia non sapeva più cosa pensare di se stessa; era sempre stata in grado di affrontare in modo deciso i problemi che la vita le aveva presentato, ma adesso, l’incontro con questo nuovo cliente a cui doveva presentare il progetto più importante per la sua carriera, la annichiliva, se ne sentiva schiacciata. Lei sapeva di dover fissare l’appuntamento, sapeva di essersi preparata per mesi a questo momento, sapeva anche che rappresentava la possibilità di fare quel salto di qualità che da tanto attendeva e ora la sola idea di affrontare questa situazione, la paura di deludere la sua famiglia, i suoi colleghi, chi aveva sempre creduto in lei le faceva sentire una strana febbre addosso, un’irrefrenabile voglia di fuggire, un po’ come quando nell’infanzia senti solo la voglia di scappare in un angolo e chiudere gli occhi.
Il tutto complicato anche dalla paura di ammettere questa angoscia con chi le stava vicino. Si, suo marito le continuava a chiedere perché fosse così strana, ma lei glissava ed evitava di aprire la bocca se non per infarcire qualche scusa.
Così una sera, quasi sovrapensiero, si ritrovò ad aprire il cassetto del proprio comodino e, in fondo, in fondo, a osservare una cartelletta bianca, che da tanto tempo non veniva più toccata, e cominciare a scorrerla. Erano gli appunti del suo corso Esperienza di qualche anno prima, frasi scritte molto velocemente, alcune quasi illeggibili e mentre sfogliava quelle pagine, immagini di volti mai dimenticati, sensazioni in fondo al cuore cominciarono ad emergere. Finché una frase le sì parò davanti in maniera netta e nitida. “La paura bussò alla porta, il coraggio andò ad aprire e non trovò più nessuno”. Alessia si trovò in pochi istanti a rientrare nella sala corsi, il volto dell’istruttore di fronte e la sensazione che tutto si chiarisse e avesse finalmente senso. Ora sapeva cosa fare.
Quello di lasciare le risposte della nostra vita in fondo ad un cassetto, non è solo una brutta abitudine di Alessia, ma è qualcosa che rappresenta un brutto vizio per molti di noi.
Nella nostra attività ci siamo resi conto che le persone frequentano i nostri corsi, in particolare l’Esperienza, quando si trovano di fronte ad una difficoltà personale e relazionale a cui non riescono a trovare alcuna soluzione positiva, passano quattro giorni con un gruppo di persone e scoprono di ritrovare qualcosa di più della soluzione alla loro situazione attuale; riscoprono se stessi e la loro anima.
Nel viaggio che comporta l’Esperienza, però, la loro attenzione razionale viene direzionata solo in modo specifico all’inghippo che sta attanagliando in quel momento la loro esistenza e spesso al resto, che è importante, ma non ha niente a che fare con esso, non viene data molta attenzione. E’ il motivo per cui nel Centro Zanelli diciamo che le persone dai corsi assimilano solo il 10% di quanto l’Esperienza, offre, cioè solo ciò che serve in quel momento.
Poi la vita cambia e ci cambia, ci pone di fronte nuove sfide o a nuovi equilibri da trovare, e il rischio che l’essere umano corre è quello di cercare le risposte che gli servono lontano o nei suoi ragionamenti elucubrati, senza saper scavare dentro di se od osservare ciò che ha più vicino.
Quanto sono preziosi quegli appunti dell’Esperienza: in essi possiamo ritrovare le “nostre” risposte, quelle che abbiamo ritrovato in noi quando delle condizioni uniche ci hanno fatto incontrare il bambino che c’è in noi, la nostra essenza, che va al di là dello spazio e del tempo convenzionali, la nostra anima che talvolta smarriamo nella caverna profonda del nostro essere.
Durante il corso spesso gli psicologi dicono “Scrivi!”, perché sanno che quell’inchiostro sui fogli, non sono solo parole, ma spremitura della nostra vita interiore e che negli anni a venire possono diventare delle pietre miliari per la costruzione di un diverso stile di vita, che ci faccia vivere meglio e ci assomigli di più.
Alcuni giorni fa, ritrovando una persona dopo 14 anni, mi sono sentito dire: “Vorrei far partecipare mio figlio all’Esperienza; sai sono anni che non ci vediamo, ma mi sei stato molto vicino in tanti cambiamenti della mia vita: il mio piccolo rituale che ripeto da allora è di fermarmi ogni tanto, da solo nella mia stanza, apro il quaderno degli appunti e li leggo con il senso di importanza, di partecipazione che avevo in quei quattro giorni e.. come per magia, in una frase, in una parola riscopro la direzione e la motivazione che sento giuste per me”.
Ogni tanto fermiamoci ed usciamo dallo scorrere frenetico della nostra vita, e lasciamo che gli appunti del corso riaprano le porte del nostro cuore e delle nostre emozioni, per tornare a specchiarci in noi stessi.
Dott. Duilio Zanelli