Stephen Hawking viene oggi considerato dalla maggior parte degli studiosi, il più grande scienziato dopo Albert Einstein e sicuramente il più grande fisico vivente. Ha pubblicato nel 1988 il suo libro più importante “Dal Big Bang ai buchi neri”, che ha venduto oltre 25 mila copie. Che cosa ha di speciale quest’uomo, al di là di essere un genio?
Bisogna sapere che i proventi del suo libro gli permisero di avere quella libertà economica che gli serviva per poter fronteggiare la sua malattia, la sclerosi laterale miotrofica, una patologia degenerativa del sistema nervoso e del sistema muscolare che progressivamente porta alla paralisi e infine alla morte per problemi respiratori. Nel 1968 il suo medico curante gli comunicò una prognosi spietata, cioè al massimo 3 anni di vita; oggi, dopo 37 anni, lo scienziato è all’avanguardia nel campo della fisica e benché immobilizzato su di una sedia a rotelle ed incapace di scrivere e di parlare, passa tutto il suo tempo battendo su una tastiera dei messaggi che vengono successivamente “pronunciati” da una voce elettronica. A che cosa deve quest’uomo la sua incredibile vitalità?
Anzitutto ad una bruciante voglia di vivere e di assaporare la vita, ma lui stesso spiega che ciò che gli ha permesso di non arrendersi e lasciarsi morire è stata questa tendenza alla comunicazione continua ed incessante, questo flusso nella scrittura che lo ha aiutato a mantenere giovane il proprio cervello.
NON SFOGO MA ALLENAMENTO
La comunicazione interpersonale, come molte altre capacità ed emozioni umane non segue il principio dello sfogo, come pensa la maggior parte della gente. Spesso sentite le persone esprimersi in questo modo: “Gliene ho detto quattro e adesso sto proprio meglio…”. Questo perchè l’espressione, il portare all’esterno delle emozioni (ad esempio la rabbia) ci fa percepire una momentanea sensazione di svuotamento e di scarico, ma questo rilassamento sparisce nel giro di poco tempo, a volte di poche ore, lasciando spazio al vero meccanismo che entra in gioco: l’allenamento di un’abitudine che nel tempo diviene una seconda pelle e modifica carattere ed atteggiamento, e, come vedremo, in alcuni casi anche le proprie capacità intellettive. Così più una persona esprime continuamente soprattutto le emozioni rabbiose, più i suoi stati d’animo e il suo atteggiamento a lungo termine diverrà nervoso ed astioso.
Noi diventiamo nel tempo ciò che ci permettiamo di esprimere in parole, gesti, scrittura, azioni e in generale anche nell’atteggiamento.
Quindi esprimere le emozioni è molto simile a quando alleniamo un muscolo: quando lo muoviamo all’inizio ci sentiamo incapaci, poco spontanei e dopo poco percepiamo il muscolo svuotato di energie, stanco; ma dopo un po’ questo lavoro potenzia il muscolo e lo rende più forte. Così tutto ciò che esprimiamo frequentemente, diviene in noi una seconda pelle: è paradossale, ma ciò che facciamo uscire, diviene più forte e potente dentro di noi.
IL MIO DIARIO
Avete mai fatto caso che entrando in libreria e curiosando in giro, possiamo scoprire un’enorme quantità di materiale autobiografico scritto e prodotto nelle varie epoche dalle persone più capaci ed intelligenti al mondo, da Einstein a Leonardo da Vinci, a Newton, a Bach. Questo non rappresenta un caso, bensì uno degli indici più importanti che indicano la futura genialità in una persona.
Solo lo 0,6% della popolazione ha l’abitudine di scrivere regolarmente e continuativamente i propri pensieri, le proprie percezioni o gli avvenimenti della propria vita in un diario, lettere o appunti. E’ incredibile rendersi conto invece che la totalità delle persone che hanno raggiunto il successo e hanno sviluppato le proprie facoltà creative nel corso della loro esistenza, facciano regolarmente parte di questa nicchia di persone, affette da questa specie di scrittura compulsiva ed ossessionante.
Per quale motivo questi uomini iniziano a scrivere i loro diari personali o i loro appunti di lavoro? Sapevano già che sarebbero diventati famosi e volevano lasciare una traccia per gli storici? Tutto questo non è molto realistico, visto che la maggior parte dei “geni”, come Einstein, Edison o Hawking, nell’infanzia e nell’adolescenza potevano essere considerati tutto, meno che dei potenziali cervelloni.
Le recenti scoperte della neurofisiologia hanno aperto un segreto notevole racchiuso nella nostra scatola cranica: le persone che utilizzano molto spesso la scrittura nel modo che vi ho descritto, hanno un cervello con una qualità molto più alta del normale di interconnessioni tra assoni e dendridi nella materia grigia celebrale, quindi sviluppano una forte vitalità del cervello, mentre presentano una bassa frequenza di malattie neuronali degenerative (come l’Alzhaimer) nella terza età.
Attenzione, però è importante che notiate una piccola ma fondamentale differenza: non stiamo parlando di “pensare i pensieri”; fin troppa gente lo fa e scopre che è inutile, tensivo e se tutto va bene crea solo un bel mal di testa. Stiamo parlando di espressione, di trasportare idee, pensieri, riflessioni sul piano della oggettivizzazione attraverso un mezzo come la scrittura.
In che modo possiamo muoverci per sviluppare questo potenziale creativo e motivazionale dentro di noi?
Dedicando un po’ del proprio tempo ad un esercizio, che presenta la funzione di estrarre idee dalla nostra mente.
Prendete 10 minuti della vostra giornata, aprite un piccolo notes di fronte a voi, scrivete in cima al foglio un obiettivo della vostra vita (per migliorare il vostro lavoro, per trovare vitalità con il partner, per organizzarvi meglio ecc.), che scegliete di perseguire in questo momento e iniziate a scrivere tutto quello che vi viene in mente, idee giuste o sbagliate, vecchie o innovative, costose o no, fino a che non avete esaurito i vostri 600 secondi a disposizione.
Spesso, il maggiore ostacolo che incontrerete all’inizio sarà rappresentato dalla vostra attenzione razionale, che tenderà a reprimere il naturale flusso di pensieri nella vostra mente, creando fastidio, vuoto mentale (non mi viene in mente niente) o autocritica (non ho nessuna idea intelligente per la testa, oggi).
Quindi dovrete sforzarvi di reprimere quest’impulso repressore, (per usare un gioco di parole) permettendovi all’inizio di scrivere qualsiasi stupidaggine, senza giudicarla tale, di commettere qualsiasi errore ortografico o di sintassi, senza rifilarvi nessun quattro in pagella, rieducando così la vostra mente ad essere spontanea.
Scoprirete, che quando gli insegnanti ci hanno strillato dietro “Smettila di sognare ad occhi aperti!”, purtroppo li abbiamo presi troppo sul serio e oggi dobbiamo impegnarci per favorire in noi la creazione e la difesa di questo spazio di libertà interiore.
Uno dei modi migliori per abbattere questi condizionamenti negativi è quello di trovare la dimensione più giocosa, che smetta di farci percepire questa attività come un esercizio autoimposto: fatelo in piedi, camminando, con i piedi sul tavolo alla texana, con una musica dolce di sottofondo oppure canticchiando; impegnatevi nel trovare una modalità divertente e scoprirete che l’esercizio fluirà in modo bello e spontaneo.
E non dovrete limitarvi ai dieci minuti giornalieri: quanti momenti noiosi passiamo in una giornata in fila alla posta, nel treno a guardare il solito panorama e che invece potremmo sfruttare produttivamente, sapendo di scavare nella miniera della nostra mente.
Quali risultati ci dovremo aspettare da questo esercizio?
Beh, saranno essenzialmente di due tipi. Innanzitutto, quando rileggerete qualche giorno dopo, tutte le idee e riflessioni che avrete scritto, in mezzo a molto quarzo e terriccio, formati da pensieri deliranti ed inutili, troverete anche le gemme preziose di alcuni spunti che vi faranno riflettere e vi stimoleranno nel costruirvi progetti per il futuro. Dall’altra parte, l’aspetto forse più rilevante, sarà la sensazione che i vostri neuroni si risveglino ed acquistino una maggiore reattività e prontezza di fronte alla realtà, ai problemi quotidiani, come se la nostra mente sentisse la nostra fiducia in lei e si ponesse al nostro fianco, con tutta la sua forza creatrice e trasformatrice.
Fate quest’esperimento per 30 giorni, il tempo necessario affinché la mente si abitui a ritornare ad esprimersi e sarà come se il bambino dentro di voi ricominciasse ad osservare il mondo con la curiosità negli occhi, riscoprendo i colori del mondo.
Forse questo non ci trasformerà nel geniale Hawking, ma ci restituirà quella preziosa consapevolezza di saper incidere sulla nostra vita e di disegnare il futuro dei nostri sogni.
Dott. Duilio Zanelli